Filumena Marturano, personaggio nato nel 1946 dalla penna del grande maestro Eduardo De Filippo e protagonista della commedia omonima, resterà nella storia come simbolo della vera mamma, una donna che mette i suoi figli e il loro bene davanti a tutto anche a patto di dover sovvertire gli ordini giuridici e morali accondiscendendo a compiere azioni ardue, coraggiose fino a sforare talvolta nell’assurdo.
Costretta da una situazione socio-economica familiare molto degradata a prostituirsi sin dalla giovane età ( Ce coricàvemo senza di’: «Buonanotte! » Ce scetàvemo senza di’: «Bongiorno! » Una parola bbona, me ricordo ca m’ ‘a dicette pàtemo… e quanno m’ ‘arricordo tremmo mo pè tanno… Tenevo tridece anne. Me dicette: «Te staie facenno grossa, e ccà nun ce sta che magnà, ‘o ssaje? » ), Filumena annovera tra i suoi clienti Domenico Soriano, giovane ricco pasticciere che la accoglie in casa sua come una moglie non rinunciando però al suo vivere da dissoluto, sperperando i suoi averi in donne e gioco. Con l’inganno Filumena, fingendosi morta, induce Domenico a sposarla e, una volta svelato l’inganno, gli rivela di avere anche tre figli ( “Tengo tre figlie, Dummì” ) e che uno di quei tre è proprio figlio di Domenico ( “Uno ‘e chilli tre è figlio a te!” ). Il matrimonio giuridicamente è nullo poiché basato sull’inganno, ma stavolta Domenico vuole vederci chiaro capendo chi dei tre sia suo figlio. I tre sono diversi l’uno dall’altro per cultura e carattere e Filumena non svelerà mai chi dei tre sia il figlio di Domenico per evitare che il padre riversi il suo amore e le sue attenzioni esclusivamente su uno dei tre e non su tutti e tre. Di qui le parole di Filumena a Domenico, messaggio chiave di tutta la commedia nonché testamento di tutte le mamme del mondo “’Figlie so chille che se teneno mbraccia quando so’ piccirille, ca te danno preoccupazione quanno stanno malate e nun te sanno dicere che se sénteno… che te corrono incontro cu’ è braccelle aperte, dicenno: “Papà” … Chille ca’ è vvide venì d’ ‘a scola cu’ ‘e manelle fredde e ‘o nasillo russo e te cercano ‘a bella cosa… Ma quanno so’ gruosse, quanno song’uommene, o so’ figlie tutte quante, o so’ nemice… ». Così Domenico, al sentirsi chiamare dai tre all’unisono “Papà”, nonostante non sappia chi dei tre sia il suo vero figlio, prende la decisione importante di sposare, stavolta non per finta, Filumena e creare finalmente quella famiglia tanta agognata per anni dalla compagna di una vita che, a conclusione dell’ultimo atto, dirà “Dummì, sto chiagnenno…, è comm’è bello a chiagnere…”. La commedia termina con la battuta di Domenico che stavolta accetta l’amore incondizionato per tutti i figli: “’E figlie so’ ffiglie… E so’ tutte eguale… Hai ragione, Filume’, hai ragione tu! …”.
Filumena Marturano fu interpretata per la prima volta nel 1946 da Titina De Filippo che le diede voce e animo. Successivamente altre pietre miliari del teatro napoletano e non solo vestirono in maniera altrettanto egregia i panni di Filumena: Regina Bianchi, Pupella Maggio, Valeria Moriconi, Isa Danieli, Lina Sastri, Mariangela Melato e Mariangela D’Abbraccio.
Nel 1951, dopo cinque anni di successi al teatro, De Filippo pensò alla trasposizione cinematografica della commedia che ancora una volta vedeva Titina protagonista. Nel 1962 ideò la versione televisiva interpretata da una spettacolare Regina Bianchi. Dobbiamo pensare che negli anni ’60 non esisteva ancora il montaggio pertanto anche l’interpretazione di un ruolo in un film sia sul grande che sul piccolo schermo era molto simile ad un’interpretazione teatrale, senza momenti di pausa tra una battuta e l’altra o possibilità di ripetizioni e correzioni. Gli atti venivano recitati tutti interi senza stop pertanto il calibro di attrici quali Titina De Filippo e Regina Bianchi era da misurare soprattutto per queste grandi capacità. Ma il successo cinematografico maggiore fu nell’altra versione della commedia targata questa volta Vittorio De Sica restato nella storia col suo “Matrimonio all’italiana” del 1964, con protagonisti il grande binomio Sophia Loren-Marcello Mastroianni.
La grande commedia di De Filippo fu tradotta anche in inglese arrivando con Zeffirelli a Londra nel 1977 e addirittura a Broadway nel 1979.
Con Filumena Marturano che possiamo definire il simbolo di tutte le mamme di Napoli e del mondo ci lasciamo commuovendoci con questo famoso spezzone, oggi clip, del film “Matrimonio all’Italiana”.
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