“Ennio” è il film documentario che il regista Giuseppe Tornatore dedica alla vita artistica del Maestro Morricone.
Poteva essere un semplice susseguirsi di colonne sonore e della storia che ha condotto a quelle musiche, che hanno accompagnato quei film. Il documentario di Tornatore è, invece, sì un viaggio attraverso le composizioni del Maestro Ennio Morricone, ma è tutto più che altro un pretesto stilistico per omaggiare l’incredibile umanità di questo genio italiano che ci ha lasciati 2 anni fa.
L’inizio del film, con l’alternarsi delle braccia di Ennio che dirigono l’orchestra e delle stesse braccia che si allungano in esercizi di fitness domestico, ci innestano subito nel cuore del personaggio, aprendo la porta alle emozioni derivanti dalla cifra umana della personalità di Morricone. È un documentario ed è un documentario di una certa durata, di quelli che qualcuno scarterebbe, eppure è un film che corre via e che vorresti continuare a vedere anche quando è già terminato.
Personalmente, ho pianto di commozione esattamente per due ore e quarantasette minuti, anzi di più perché appena è finito il film ho faticato ad alzarmi dalla sedia perché mi tremavano le gambe. Penserete “che esagerazione…”. Chissà forse sono davvero esagerata o forse davanti alla grandezza di questo artista così umile, così semplice e umano, così dolce e serio, si è prodotto quello scontro incontro tra opposti che solo può generare l’estasi dell’opera d’arte.
Le mani di Ennio ritornano costantemente nel film, nelle inquadrature di Tornatore, sono le grandi protagoniste insieme alla sua musica. Tornatore riesce brillantemente a dipingere Morricone, a farci cogliere il carattere dietro alle scelte, a farci appassionare al dilemma teorico e sociale di Ennio e il suo Maestro e i suoi colleghi, tra un’arte pura e una musica per il cinema. Questo film è dunque una dolcissima dedica del regista Tornatore. A lui, Ennio, amichevolmente chiamato per nome, che ha realizzato, prima ancora di capire ed essere capito, il più grande esempio di settima arte, o forse dovremmo dire decima, centesima, millesima arte, eterna arte, quella che non conosce confini, quella che è pittura, scultura, fotografia, letteratura, musica… A Lui che ha voluto la più bella musica ad “accompagnare” il cinema perché non ci dovrebbe essere nessun limite alla bellezza, nessun protagonismo o purezza. La bellezza non è pura, la bellezza è un miscuglio di tutti i colori e suoni più belli, è la vita che ti tocca sulla spalla e ti intima a voltarti per guardare fuori dalla finestra, le cose, gli altri e anche te stesso, proprio come fa la musica di Morricone che ti porta nel cielo più alto e ricasca giù fin dentro il tuo stomaco e allora provi quella vertigine che si chiama entusiasmo, quel piacevolissimo dolore che ti fa sentire grata di appartenere alla stessa natura di chi ha diretto quella musica, di chi ha composto quel film. Anche se il sospetto poi ti viene… Che lui sia davvero di un altro pianeta.