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Maradona ( source: Instagram )

Maradona, “el pide de oro”, il re di Napoli e del pallone è stato protagonista con la sua storia di un nuovo documentario presentato fuori concorso al 72esimo Festival di Cannes. Il docu-film è targato Asif Kapadia, regista inglese di origine indiana e sarà visibile prossimamente al cinema.

Diventato famoso nel 2002 col pluripremiato film “The Warrior”, Kapadia ha già lavorato ad altri due documentari: Senna ( 2010 ) e Amy ( 2015 ). Come afferma lo stesso regista la storia di Maradona è la storia di una stella come lo erano anche i protagonisti degli altri due documentari precedenti, anche lui con pregi e difetti, anche lui con i suoi tempi di trionfo e caduta ma la differenza è che in questo caso il suo protagonista è vivo e vegeto e ha potuto intervistarlo e confrontare la sua storia, i suoi dettagli, i suoi racconti, con chi gli è stato vicino e non sempre ha riscontrato affinità tra le testimonianze.

Kapadia ha potuto lavorare sulla base di cinquecento ore di riprese condotte dall’agente di Maradona negli anni ’80 che, avendo in mente l’idea di un film su di lui, assunse due cameraman che seguissero il fuoriclasse dall’Argentina alla Spagna a Napoli, per non contare poi tutte le partite disputate e i suoi magici colpi di tacco, palleggi e goals. L’opera di ritaglio dei video si è dovuta però affiancare alle interviste al popolo di Napoli, a chi lo conosceva e lo frequentava bene e a Maradona stesso.

Il documentario sottolinea la presenza in quest’uomo di due anime: quella intima, povera, umile e semplice delle favelas e quella pubblica, famosa, pomposa del fuoriclasse del calcio mondiale, due anime che hanno sempre cercato di unirsi ma che non ci sono mai riuscite poiché l’una ha sempre prevalso sull’altra.

Arrivato a Napoli nel 1984 nella società sportiva di Corrado Ferlaino riuscì a regalare alla città i suoi unici due scudetti: nel 1987 e nel 1990. Il suo modo di giocare era superiore a qualsiasi altro calciatore al mondo e la sua eccellenza era riconosciuta a livello mondiale. A Napoli divenne un vero e proprio re e dio della città, osannato e adorato alla stregua di San Gennaro tanto che perfino i muri del cimitero parlavano di lui.

Il crollo iniziò purtroppo con la sua condotta di vita: le frequentazioni camorristiche prima e  l’assunzione di droga poi. Il colpo finale che decretò la fine del mito fu il suo goal nell’Argentina ai mondiali di Italia ’90 quando ai rigori mandò a casa l’Italia, un goal che lo etichettò come “infame” e “traditore”.

Questo e altro nel prossimo film di Asif Kapadia, da non perdere, per napoletani e non, prossimamente al cinema.

Redazione

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